La scultura: libertà e costrizione


Gianluca Gulino


Sembra un’immanente finalità aver condotto Ezio alla scultura, dalla materia indistinta traendo
autonome forme secondo il dettato del proprio
conatus e il libero gioco dell’intelletto.
Discende dal padre il rapporto immediato con la pietra e l’arnese, e il prezioso retaggio della prassi artigiana induce la mano a ben operare; l’applicazione severa sortisce però dal volere, e anche propria risulta la brama d’emulazione, la meraviglia per ciò che l’ingegno dell’uomo figura,
l’adorazione per la bellezza piena di merito e pure gratuita..
Segnato da tali esperienze, dopo varie vicende riattingerà alla memoria, riconoscendo nell’arte la potenza sublime cui cedere e interamente votarsi;
agli approcci esitanti seguirà la coscienza profonda dell’inclinazione, l’aderenza al sostrato
e un’estrema scioltezza del gesto. La ricerca espressiva diviene impellenza d’esprimersi e la scultura assume tratti compulsivi e vincolanti, ma è pure liberazione dall’inquietitudo, sublimazione,
riscatto dalla prosaicità della vita..
I suoi blocchi di nuda pietra, in se stessa avvinghiata
con lucido intento formale, riflettono il vincolo intrinseco con la materia, il nomos gravante
sull’esistenza, la catena che ogni ente finito
al gran mare dell’essere stringe: sono natura e artificio al contempo, libertà e costrizione..
Riecheggia la vecchia formula di Schelling: l’arte come coincidenza di spirito e natura, consapevolezza
ed inconscio, volontà e ispirazione, ossia quell’incontro fra necessità e libertà che solo può realizzarsi in virtù di un innato talento creatore.
Dal demiurgo romantico è nondimeno ben lungi l’artista attuale, volto a secondare le tendenze del mercato con multiformi prestazioni, mentre “l’arte naufraga tra operazioni svuotate di senso e il nulla assoluto elevato a dignità estetica..”.
Dissolta appare l’aura che avvolgeva le più alte creazioni dello spirito, ma non riuscendo a fugare
siffatte nostalgie, mi rivolgo al nostro scultore e gli chiedo:
“Infine Ezio, conta più la libertà per te, o la necessità?”
Ci pensa un po’ su, poi mi risponde: “..La libertà! Avrei potuto fare scelte diverse, e sono oppresso
da mille dubbi, difficoltà, lo sai bene..Eppure ho deciso di dedicarmi all’arte..Sì, conta più la libertà, la libertà di seguire la propria vocazione, l’istinto, la sorte!”
“Ci risiamo..”.